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di Atlante
Natasha Linhart su Milano Finanza: Atlante e le nuove rotte del commercio globale
5 Febbraio 2025
L’industria della logistica è in continua evoluzione e Atlante si distingue per la sua capacità di adattarsi alle nuove sfide del commercio globale. L’aumento delle difficoltà nelle rotte marittime tradizionali, tra congestioni nei canali strategici e oscillazioni dei costi di trasporto, ha reso necessario un approccio più flessibile e proattivo.
In un’intervista rilasciata a Milano Finanza, Natasha Linhart, CEO di Atlante, racconta come l’azienda stia affrontando questa sfida esplorando la Northern Sea Route (NSR), un passaggio attraverso l’Artico che rappresenta un’interessante alternativa per il trasporto internazionale.
Grazie a una visione strategica e a un’analisi logistica approfondita, Atlante sta valutando l’utilizzo di questa nuova rotta, che potrebbe garantire un risparmio sui costi di trasporto fino al 40%, una riduzione dei tempi di consegna e un minor impatto ambientale. Con l’esplorazione di percorsi commerciali alternativi, l’azienda dimostra la sua capacità di anticipare le evoluzioni del settore e trovare soluzioni efficaci alle sfide del commercio moderno.
In nave attraverso l’Artico trasporto meno caro del 40%. Il caso Atlante
di Franco Canevesio – Milano Finanza 05 Febbraio 2025
Passaggio a Nord Ovest. Finora, è stato soprattutto il titolo di un romanzo di Kenneth Roberts del 1937. Oggi più che mai è una rotta navale che collega gli oceani Atlantico e Pacifico, passando attraverso l’arcipelago artico canadese all’interno del Mar Glaciale Artico. Di fatto stiamo parlando delle nuove rotte polari commerciali alternative a quelle tradizionali che passano per le regioni tropicali. Costo dei noli e colli di bottiglia vari spingono in questa direzione. Dal Canale di Suez, per esempio, passa il 12% delle merci sfuse globali e il 30% dei container, ma diventa sempre meno percorribile come il Canale di Panama, lo stretto di Hormuz o lo stretto di Malacca.
E allora ecco che si fa avanti la Northern Sea Route (NSR), la via marittima che attraversa l’oceano Artico lungo la costa nord della Russia, finora scorciatoia stagionale tra Europa e Asia. Secondo uno studio della Brown University, le rotte artiche garantirebbero tempi di transito minori di circa 14-20 giorni, con una riduzione delle emissioni di gas serra delle navi di circa il 24%.
Non è un caso che il 47° presidente Usa Donald Trump voglia la Groenlandia (e il Canada). E rivoglia Panama: perché se passa la rotta artica, la Groenlandia diventa transito fondamentale (e si paga dazio). Non è un caso nemmeno che la Russia si sia già buttata sull’osso da tempo: nel 2024, le merci in transito hanno raggiunto 3 milioni di tonnellate, circa il 50% in più rispetto al 2023. I porti nell’Artico sono in fase di ammodernamento e ne vengono costruiti di nuovi. Anche la Cina si dà parecchio da fare: secondo il Center for High North Logistics, il principale corridoio marittimo dell’Artico ha visto 75 spedizioni in transito per un totale di 2,1 milioni di tonnellate di merci solo nel 2023.
Per questo è necessario «muoversi prima», come dice Natasha Linhart, CEO di Atlante, piattaforma leader nell’approvvigionamento di referenze estere importate in Italia.
«Le rotte artiche possono offrire risparmi sui costi di trasporto visto che si possono accorciare le distanze», spiega Linhart. «Per esempio, Shanghai-Rotterdam attraverso la NSR è circa il 40% più breve che attraverso il Canale di Suez. Ciò significa un minor consumo di carburante e tempi di consegna più rapidi. Ci sono anche le tasse che si pagano per transitare canali importanti come quello di Suez e quello di Panama. Per Suez si pagano anche 500 mila dollari per far transitare una nave portacontainer: le rotte artiche possano far risparmiare, carburante e tempo, in alcuni casi fino al 40-50%.»
Un fattore chiave viste le difficoltà del momento. «Siamo alle prese», prosegue Linhart, «con tempi e costi di trasporto via mare ormai fuori controllo. Il costo dei noli negli ultimi due anni è passato da 2 mila euro a container da Shanghai a Genova a 12 mila euro per poi riposizionarsi ora tra 3 e 4 mila euro, ma c’è sempre il rischio di nuovi rialzi e un allungamento dei tempi di consegna di 4 settimane a causa della non percorribilità del Canale di Suez.»
E infatti, al 23 gennaio 2025, i noli Shanghai-Genova sono andati a quota 4.562 dollari.
Nel frattempo, Atlante si espande verso Oriente. «Da qualche anno lavoriamo con il Giappone», spiega Linhart, «e contiamo di espanderci in quel mercato anche con prodotti italiani di qualità: abbiamo inventato per loro alcuni tipi di pesto, per fare un risotto col loro riso. Con la Corea lavoriamo sul food service con prodotti che utilizzano nelle loro cucine come pasta, pomodoro, sughi pronti, pesti, aceto balsamico. Poi c’è la Cina, mercato molto difficile: bisogna entrare nelle grandi città, come Shanghai e Pechino.»
Interessa anche il Sud-Est asiatico, in particolare la Thailandia. «C’è un enorme mercato di turismo e di ristorazione: tutto l’out of home è interessante», dice Linhart.
Giappone e Cina per ora pesano sul fatturato solo per il 10%. «Il 2024 si è chiuso con 270 milioni di euro di ricavi, 60% import in Italia di prodotti da tutto il mondo e 40% export prodotti italiani. L’obiettivo 2025 è arrivare a 300 milioni, il piano per il 2026 prevede un’altra crescita a 330 milioni. Verso l’estero registriamo 120 milioni di vendite: del 40% che facciamo in export, il 10% arriva dall’Oriente ma l’obiettivo 2025 è almeno raddoppiare l’Asia.»