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di Atlante
La differenza tra plant-based, vegan, vegetariano e definizioni affini: facciamo chiarezza
4 Maggio 2023
Un’ esigenza che s’è affacciata di recente in GDO è quella di far comprendere al consumatore finale se la tipologia del prodotto è adatta alle proprie necessità per quanto riguarda la scelta di non consumare derivati animali, magari per motivi di salute personale oppure per questioni etiche o per istanze ecologiche. Non solo la disciplina non è normata attraverso leggi apposite e condivise a livello europeo, ma esiste anche confusione a livello aziendale e diversi disciplinari più o meno stretti, oltre a una moltitudine di marchi che lasciano operatori e pubblico in uno stato di assoluto caos.
Cerchiamo di fare chiarezza sulle varie posizioni e vediamo i tranelli maggiori che si celano dietro le etichette:
Vegetariano
Il prodotto contiene derivati animali che non ammettono la morte diretta dell’animale stesso. No quindi a carne e pesce, sì a latte e formaggi, uova e miele. Alcuni che si definiscono vegetariani dicono di assumere pesce, in questo caso è corretta la definizione di “pescetariani”.In alcuni prodotti lattiero caseari viene usato il caglio animale e non quello vegetale, ma dato che l’ingrediente è sconosciuto ai più viene taciuta la sua filiera e viene considerato erroneamente “vegetarian friendly”.
Alcuni dolciumi, anche artigianali, contengono la colla di pesce, celata in etichetta con la sigla E441, che è composta da scarti dell’industria animale, tra cui ossa, legamenti e pelle. Se i più accorti si informano in ristoranti e controllano minuziosamente i componenti, molti credono che i dessert per loro natura siano privi di carni e pesci, non approfondendo. Anche il colorante cocciniglia E120 proveniente da insetti presenta lo stesso problema e, in modo più subdolo, il settore di vini e alcolici, per chiarificare le bevande, usa nel procedimento gelatina o albumina, non avendo l’obbligo di segnalarlo in etichetta.
Ulteriore e importante precisazione: la dicitura “vegetariano” può essere usata dalle aziende anche per i prodotti vegan che presentano tracce di latte e uova.
Questa indicazione veniva usata in modo confusionario fino a tre o quattro anni fa in prodotti a prevalenza vegetale, ma che potevano avere una piccola percentuale di ingredienti animali come le uova. Ad oggi è caduto in disuso e sostituito con termini più chiari.
100% vegetale
La sigla si usa per un prodotto che è adatto a una dieta vegana e vegetariana, il che non significa che gli ingredienti siano esclusivamente vegetali, ma possono ammettere sostanze minerali come l’acqua e il sale da cucina, alghe o miceti, perfetti per ogni tipologia di alimentazione.
Vegan
L’alimento in questione è adatto a uno stile di vita “vegan”, quindi totalmente privo di ingredienti di derivazione animali (carni, pesci, latti vaccini od ovini, uova e miele).
Sono ammesse, però, le tracce di questi prodotti, visto che non vanno a inficiare il rifiuto dello sfruttamento generico di animali, ma permettono alle aziende di lasciare le contaminazioni dovute alla fabbricazione nelle medesime strutture dell’alimentazione tradizionale senza i costi di sanificazione, sanificazione necessaria però qualora ci siano problemi di salute quali allergie.
Alcuni disciplinari restrittivi permettono di apporre il marchio “vegan” solo a referenze che non sfruttano derivati animali in nessuna parte della filiera, nemmeno nei fertilizzanti di ortaggi oppure negli imballaggi.
Plant Based
Questo termine appare sempre di più negli ultimi anni, gradito dai flexitariani che non vogliono confondersi con le istanze “estremistiche” dei vegani, ma a cui piace l’idea di basare la propria alimentazione principalmente su vegetali.
Anche qui abbiamo però modo di rilevare confusioni: se nell’accezione comune una piccola percentuale di derivati animali – inclusi carni e pesci – è concessa, alcuni disciplinari fanno coincidere la definizione “plant based” con quella “vegan” più stretta, che non permette nemmeno l’uso di stallatico per la coltivazione.
Come abbiamo visto la materia di per sé è davvero complessa e, date le esigenze sempre più impellenti del pubblico, oltre l’arrivo di ulteriori ingredienti nuovi quali insetti e prodotti da agricoltura cellulare di diverse tipologie, sarebbe opportuno che le istituzioni mettessero ordine e aiutassero le aziende a essere più chiare con i propri consumatori.